
Possiamo considerare terre coloranti un ampio gruppo di pigmenti minerali rinvenibili in natura e caratterizzati da terrosità e finezza.
Queste terre sono sin dall’antichità impiegate in vari campi. Le terre bruciate, le terre gialle e le terre verdi sono presenti già nella pittura frescale del Medioevo e continuano ad apparire nelle grandi opere del Rinascimento italiano.
Fino all’ultimo dopoguerra le terre naturali sono state apprezzate per la loro resistenza e stabilità e sono state il pigmento più usato per le coloriture murali.
Negli anni cinquanta, dopo l’introduzione dei primi pigmenti sintetici, le terre coloranti furono utilizzate sempre meno, ma oggi si sta assistendo a una forte ripresa del loro utilizzo anche a causa della volontà di ritornare verso i risultati coloristici del passato.
Le terre coloranti hanno la particolare caratteristica di poter essere impegate nei veicoli più diversi: dagli olii alle resine naturali e sintetiche, dal legno al grassello di calce, fino alle produzioni di colori artistici.
Nel campo della ricoloritura murale, la ricerca industriale ha lavorato in questi anni per mettere a punto sistemi di coloritura a base di calce e terre naturali che tenessero conto delle problematiche attuali dei centri storici (ambienti inquinanti, atmosfere acide), ottenendo dei buoni risultati di durata e compatibilità.